Del mese trattengo i vini partigiani di Claudio, il Santa Libera dei Ribelli sopra gli altri, un vino che mantiene tutte le promesse della controetichetta, antidoto alla campagna elettorale.
Una mezza giornata per vini di montagna, accompagnato da Giulia di Prever, meglio primi in Val Sangone che secondi a Roma. L’avanà di Casa Ronsil in Chiomonte la Cupa e il pinot nero di Martina in Giaglione del Sole. E un brut, e una vaschetta di Traminer che mi sarei portato via tutta intera.
La lista di Giulia dei posti in cui mangiare in Val Sangone, tra allievi di Scabin, posteri pizzaioli dei confinati a Giaveno e baite in frazioni irraggiungibili. Nulla provammo nel gennaio delle ferie dei ristori, pranzammo presso un food cart nel piazzale di discoteca sulla statale tra Avigliana e Torino, salamella friarielli e maio in formato kolossal, il sole negli occhi e la pace nei cuori, il potere di adesso.
E due madri nello stesso giorno a Montelupo Albese. Quella di Gianpaolo, dopo dieci giorni bloccata a letto. Credevo di passare, ma c’era la porta chiusa. Sette volte sono stata sotto i ferri e ho imparato che se non hai il numero giusto, la tua ora è poi. Mi preparo, per il paradiso, se c’è, e se non c’è, pazienza. Credo e mi rassegno, così mi preparo. Posso dirlo sapendo, la vita è una gran delusione, come potrei invidiare chi vive fino a cent’anni?
Mentre mi educa alla morte, mette su il caffè.
Sobrero è a fare consegne, sua madre è incaricata di darmi le scatole di Dolcetto e farmi firmare la bolla. Compilo e porgo un assegno. Lei lo prende imbarazzata e mi chiede: devo darle il resto?