Su sfondo deflattivo, mentre crollano le materie prime, assistiamo perplessi all’impennata dei prezzi del nebbiolo. Non tanto in forma di barolo, quanto in forma di barbaresco, che fino all’anno prima aveva uno spread rilevante, e a seguire del Langhe o D’Alba. Fin il Roero va su.
Che sia per le annate scarse, qualche grandinata, o la domanda estera, saremmo tentati di piegare le braccia a rombo, sporgere il mento e dire me ne frego. Neanche lo posso chiamare nebbiolo, sono ridotto a N, come Nicola o Norberto, Rivetti. E che, se non c’è Borgogna, berremo Bordeaux.
Si estirpa dolcetto e si pianta nebbiolo, il tempo non sta con l’euforia irrazionale, basta sedersi sulla riva del fiume. Mi è già capitato con l’arneis, rimasto senza due anni, poi il cadavere passò.
Certo, non si rinuncia volentieri all’eleganza, vera cifra dei vini piemontesi – non la potenza – nell’opinione di Claudio Solìto, che è monferrino. Potrei allora alzare il prezzo, e stare con Nicola o Norberto.
Ma va contro certe mie convinzioni, che il vino sfuso debba essere anticiclico, un piccolo contributo al potere d’acquisto di mio fratello Mario, figlio unico, odiato tartassato derubato.
Il mio mercato è questo, manovre di retroguardia, un tenere posizioni dietro le linee nemiche.
In questo invece, occupato da aspiranti sommellier iscritti a un corso tenuto da supermercati pretenziosi ispirato da guide impolverate compilate da servi vestiti da idealisti, marciano in avanti, illuminati da un raggio luminoso.
Termino con citazione dal Digiunatore di Kafka, dedicata a mio fratello Mario, figlio unico, che non si dia troppa pena, e a Giovanni, che riesca ad alleviare le ginocchia di 10 chili.
Egli solo sapeva – e nessun iniziato lo sospettava – quanto facile fosse il digiunare. Era la cosa più facile del mondo. Non lo nascondeva neanche, ma non gli si prestava fede e, nel migliore dei casi, lo si riteneva modesto, più spesso avido di pubblicità o addirittura un imbroglione, a cui il digiunare certo era facile, perché sapeva renderselo tale, e aveva anche la faccia tosta di lasciarlo intendere.