Qualche volta penso che sia io a vedere fosco dove c’è il buono del creato. Poi vado in Val Bagnario, parlo con Anna di Oddone Prati e vengo via con la coscienza di reporter senza macchia. E’ proprio fosco.
Val Bagnario è percorsa dalla Strada degli Aromatici, moscato e brachetto. Col primo si campa, col secondo si annaspa. Anna ce l’ha su col Consorzio, i conflitti d’interesse del presidente, la connivenza con l’industria. Presente che anche col moscato potrà andare peggio, a breve quello d’Asti se la vedrà con quello piantato in Romania e nell’Oltrepò. Giovanni lo dice: non c’è momento migliore di adesso per vendere i diritti del moscato.
Oddone Prati è un’azienda con terra, Anna dopo quarant’anni di fabbrica a Castellazzo Bormida ha comprato qui, dove c’era già la proprietà di famiglia. Ha acceso i mutui, aveva un progetto, basato sul fare bene e una scommessa sul territorio. Per non morire di barbera, nel 2000 pianta del cabernet sauvignon, del sirah, dell’albarossa. Dieci anni di viticoltura a Strevi non l’hanno resa meno combattiva, ma delusa sì.
Le tasse sono aumentate, le spese sono moltiplicate, le contraddizioni sono diventate l’ultima mandata di chiavi sulla vita delle aziende.
Con quindici giornate di terra puoi campare solo se lavori tu in prima persona, rinunciando alla manodopera, però vuol dire smontare da un trattore per montare su un altro. Con 35 ettari devi avere del personale, balcanici di cui non fidarsi è meglio, ma i costi ti ammazzano.
Hai bisogno di un altro trattore, lo cerchi usato, dieci anni fa potevi scegliere, oggi non lo trovi. Cosa vuol dire? Che investire in un trattore nuovo è l’eccezione, nessuno vende quello che ha. Al futuro pensiamo domani.
Anna è reduce da due multe in due settimane, la Repressione Frodi per registri non aggiornati in tempo, la Forestale per aver bruciato sul posto due roverelle che intralciavano. Erano grosse così, congiunge pollice e indice. Niente, sul posto puoi bruciare solo le ramaglie. 600 euri via così, come se crescessero sugli alberi.
Il figlio Pierluigi ha un buon lavoro nell’informatica a Milano, dedica solo parte del tempo all’azienda agricola. Questa vive con le uve, mentre il vino è diventato un’attività di resistenza. Anna mi dice lo stesso di Claudio Solito: è un gioco, solo in questa dimensione faccio ancora del vino.