Moscato senza conflitti

moQuando cercavo buon moscato con buon prezzo Gianni Doglia mi parlò di Beppe Mo. Non sarà mai un tre bicchieri quattro pampini o cinque grappoli, ma se nel vino si esprime chi lo fa, beh Beppe Mo è una persona in pace con se stesso e con il mondo. Questo mi disse.

Da Beppe Mo compro il moscato spumantizzato con metodo Charmat e oggi anche quello in damigiana, da imbottigliare per la rifermentazione in bottiglia, rudimentale champenois.

Qual è la differenza? Che quello in autoclave viene microfiltrato prima di andare in bottiglia a pressione controllata, per separare il vino dai lieviti ed evitare sedimenti. Nel moscato come una volta i lieviti sono in bottiglia, a farlo torbido ma anche più buono, più fresco, secondo Beppe.

Beppe Mo sta a Castiglione Tinella. La Val Bera è un mare di moscato, ma pochi vinificano, i più vendono le uve.

A casa Mo Gianni Doglia è già un mito, è quello dei nuovi mercati, la Russia, la Cina, il Giappone… Il mercato di Mo è interno se non locale, e si è andato via via riducendo dagli anni ’70, quando venivano piccoli e meno piccoli imbottigliatori a portarselo via in cisterne, il moscato dolce, quando non c’erano né doc né fascette (colto il messaggio, trapiantatori roerini di arneis?). Oggi fa 7000 bottiglie.

Moscatista era il padre di Beppe e moscatista sarà il figlio poco più che ventenne. Diventerai come Gianni Doglia, gli dico. Eh quello sarebbe il sogno, risponde. Ma Gianni ha fatto l’enologico, io dopo un anno ho mollato per l’agrario, perché l’enologico non mi piaceva. Mm, più agricoltore che vignaiolo allora, osservo. Mi corregge, giustamente: più agricoltore che cantiniere.

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