No Borgogna

Francia 2011. In Costa Azzurra clima da ultimo giorno, oggi ti rapino, domani que serà serà, finisce che si sta meglio in Liguria.

Nella Bresse membri del Rotary leggono nel declino della cucina francese la decadènce della nazione. Tornano da una vacanza in Croazia con la Guida Michelin.

Sulla Côte d’Or è cominciata la vendemmia, prima il pinot noir poi lo chardonnay. Piove. Paesi prestigiosi affollati di turistica gioventù malvestita, manodopera che da noi non si può più, neanche il cugino senza voucher.

Mi fermo a Mersault presso un domaine elencato come uomo libero, si liberano sbrigativamente di me, pas de degustation ni de vente.  Mi fermo a Volnay presso un rebelle, idem, desolé mi dice mentre chiude un cancello. Non so cosa pensare. Che abbia l’aspetto del degustatore a ufo? Che non si capisca che pago bene e subito? O che non sia posto da andarci senza mediazioni, da guardarsi in faccia, vuoi per quella strana medaglia che è la globalizzazione del terroir, vuoi per il benessere?

O che gli elenchi non valgano una cicca, bio o non bio, uomo libero o in catene.

Niente Borgogna dunque, ma Maconnais e Côte Chalonnaise, dove c’è un po’ più accoglienza, e quest’anno Jura. Presso un uomo libero che faceva la siesta volli del vin jaune. Chi lo fa mai direbbe che è un vino ossidato, piuttosto ossidativo, sei anni in barrique scolma protetto da un velo di lieviti, diventa uno sherry di monte. Vino da grande invecchiamento, concorda col formaggio del posto, il fois gras e il pollo alla crema. Difficilissimo con quasi ogni altra cosa. Eppure all’uomo libero lo domanda mezzo mondo.

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