Questo diario ha delle contraddizioni interne. Non posso andare in cerca dell’analfabetismo agricolo pensante e parlante con l’intenzione di metterlo per iscritto. Gli strumenti dell’osservatore modificano il fenomeno. Non voglio fare la guida di tutte le guide che non contengono se stesse.
Cos’è un vino naturale? Un astenersi, un non-intervento, una neutralità, un affidarsi a cielo e terra. Così devo muovermi anch’io, essere come la Svizzera, non voler sapere più di quello che è già lì, portarti, o lettore, silenzio e ombra.
Stato in Toscana, per del Chianti in damigiana che non si può chiamare Chianti ma IGT Toscana Rosso. Prosegue infatti con metodo la persecuzione della cultura spirituale agricola via Consorzi di Tutela. Un’ottima risposta alla crisi, imporre per legge un prezzo più alto.
In Toscana sosto a Firenze, per confrontare come vanno le cose in un’altra città. Chiedo se c’è interesse per votare un sindaco o un altro, mi dicono che mai i fiorentini furono più sfavati. Attendono con curiosità lo scoppio della bolla Firenze Parcheggi, che nonostante non ci sia un solo posto a parcheggio libero in città, hanno assunto tanti di quei vigilini, come chiamano loro gli ausiliari, che per quanto possano tirare su con le multe, non ci stanno dentro per niente. Attendono con ironia di sapere dove si scaverà per la metro. Non gli dico che sarebbe più adatto il terrore.
Diretto a Vico d’Elsa, di fronte a San Gimignano. L’Elsa separa Siena da Firenze, di qua la malvasia di là la vernaccia. Pietro Majnoni è romano di provenienza, toscano d’adozione, con un quartino piemontese, da Ivrea. E’ suo padre che riprende in mano questa tenuta di proprietà da 200 ettari ponendo fine alla mezzadria. Alla sua morte prematura, è la volta di Pietro.
E’ certificato da qualche anno, legato a Critical Wine (tengo la faccia impassibile, come la Svizzera) e vende soprattutto all’estero. Vedo la tinaia, la moglie, il cane. Non faccio domande e non ottengo rivelazioni. Pietro non ha tempo, dev’essere a Roma per le due e sono due ore di viaggio.
Al ritorno vado a prendere la Fi-Pi-Li e prima di Empoli mi è dato l’unico squarcio del velo di Maya della giornata, l’insegna di Oltre Pizza – Pensavo Peggio. Peccato sia ancora troppo presto per farci pranzo.