Debito

Nella vita si nota che esiste un “niente” e anche un “meno di niente”. Se abbiamo in tasca dieci marchi, possiamo sempre diminuirli, possiamo arrivare a cinque, quattro, tre, due, uno, e poi spendere anche quello. Si arriva così al niente. In questo campo esiste davvero un ben reale “meno di niente”. E’ anzi molto spesso una dura realtà, perché ognuno è certo contento di avere in tasca tre, quattro, cinque marchi, piuttosto di avere un debito di due, tre, quattro, cinque marchi. Questo è un meno di niente e nella vita pratica è una realtà forte ed efficace. La realtà del meno di niente può essere più forte della stessa realtà del possesso. (Rudolf Steiner, Le Basi Occulte della Bhagavad-Gita p. 98)

Che il debito sia peccato è un sentimento sempre meno condiviso, soprattutto da parte dei debitori. Non senza precedenti di peso: la legge mosaica proclamava un anno sabbatico ogni sette, in cui i debiti venivano cancellati. “Ogni creditore sospenderà il suo diritto relativo al prestito fatto al suo prossimo, non esigerà il pagamento dal suo prossimo o dal fratello, quando si sarà proclamato l’anno di remissione in onore del Signore” (Deuteronomio, 15:2).

Una contabilità in atto del debito globale raffigura in modo impressionante una macchina fuori controllo, in cui l’unico modo di pagare il debito è indebitarsi di più, gigantesco Schema Ponzi che non reggerebbe senza la moneta a corso forzoso e oscuri libri contabili, custoditi non più in cielo ma a Francoforte o New York.

Da fardello o macchia il peccato diventa debito da saldare con il giudaismo del Secondo Tempio. Nel Libro di Tobia l’elemosina permette di accumulare un tesoro nel cielo, e il Padre Nostro è in continuità con questa idea. Il Welfare State spossessa i laici della possibilità di salvarsi e per la Riforma la salvezza avviene per sola gratia. E’ inessenziale che l’uno e l’altra nascano nell’Europa della Birra?

Sul campo intanto succede che le cooperative di lavoro agricolo, così importanti per la viticoltura italiana, scarseggino anch’esse di manodopera. Il macedone torna a casa, o si dirige in Germania, dove la paga è più alta e comprende alloggio e asilo per i figli, non c’è neanche più bisogno del permesso di soggiorno, basta il passaporto. Fra tre anni avremo la potatura ivoriana, con che risultati è difficile dire.

Non so se c’è un’alternativa a un lungo periodo di una frugalità simile a quella dei miei nonni, ma dalla modesta ridotta di negozio fisico, in città con rating BBB- e regione con rating Ba1, mi sento di dire che siamo già lì, piccola barricata del potere d’acquisto, anello che non molla della languida catena dei costumi alimentari fra le generazioni.

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