Non parliamo di vino, perché siamo presi da un lato di classe e non specifico, cose ci accadono in quanto kulaki, anzi ex-kulaki e oggi a pieno titolo detenuti del GULag fiscale democratico. Non solo i campi si svuotano per burocrazia, ma le vie. Processo lento ma inesorabile, un piccolo commercio che respira ancora sarà oasi nel Sahel urbano, con rischio di miraggio.
Dopo la fatturazione elettronica, tocca l’acquisto forzato dei misuratori fiscali telematici, con obblighi annuali a pagamento di sostituzione scheda giornale e biennali a pagamento di revisione macchina. Sullo sfondo la Grande Lotteria degli scontrini, che farà della fantasia metafisica di Borges una profezia.
Questo è il film per tutti, ma i torinesi saranno deliziati da un plus di tasse locali all’avanguardia, multe da droni, e tutta una serie di bocconcini che si vanno preparando nelle cucine dell’Intelligenza Artificiale coccolate dall’amministrazione. Roba lucida, ma difficile da assimilare.
Questi sono i fatti. E poi? Cosa resta? Il cinismo storico o l’indifferenza messianica — quelli che vendono vino, come non lo vendessero (I Cor. 7, 29-32). Buono per l’autarchia o per la salvezza, meno per l’economia.