Lambruschi

Feci quasi tutto il viaggio sotto l’acqua con l’acqua nel serbatoio, qualche benzinaio di provincia aveva voluto alzarsi il margine. Col motore che strappava, smarrito nel buio padano, dormii a Mantova all’Albergo Italia, come un ceronetti. Cenai con cappelletti in brodo troppo al dente. Fui a Quistello alle 8 e 30 precise, per il lambrusco ero già in coda. Ottenni in omaggio un barattolo di sugoli per il tempo perduto di mio padre.

Proseguii verso Modena, seguivo le indicazioni di Stefano Menti. A Sorbara polizia bloccava strade, ma via Cristo era aperta, scesi alla Cantina Paltrinieri. Giornata inopportuna per degustazioni e acquisti, il cielo clemente ma la Secchia no. Non esondata, ma fluita per la breccia di un argine più a monte, prima 20 poi 50 poi 150 metri, l’acqua era scivolata verso il Panaro e copriva i campi un chilometro più in là.

paltrinieriAlberto non aveva la sera prima obbedito allo sfollamento, ma in cantina aveva spostato tutte le bottiglie sugli scaffali alti e in casa avrebbe mal che andasse portato la mamma al piano superiore. Adesso viveva un momento di concitazione, tra squilli di cellulare, un tempista cliente che non voleva andarsene senza vino, istruzioni da dare ai lavoranti.

Ma era anche un momento di esaltata conoscenza. Mi spiegò il disegno dei due fiumi, quasi una X dagli Appennini alle foci, con Sorbara situata dove si avvicinano. Me lo diceva nonno Achille che questa è un’altura — e sentivo la sicurezza che lì non saremmo sommersi. A inquadrare la situazione, dirò che di due forse tre metri si trattava, impercettibili pendenze padane che salvavano. La mamma sarebbe rimasta al piano terra.

Mi rimetto in strada per Campogalliano, esco dall’alluvione. Al Podere Il Saliceto mi accoglie Gian Paolo, naso rotto da ex pugile e un centro interno di allegrezza. Qui il lambrusco è Salamino, mi pare più animale. Ma Gian Paolo ama i vins de garde, è nel suo Malbo Gentile che più si specchia.

Qui tutto mi piace, il granaio adattato a cantina, il cemento come scelta economica, la bassa tecnologia – un termosifone elettrico e un manometro per la rifermentazione in bottiglia -, la filosofia di un passo per volta, il piacere di far fatica, la coscienza che non si scherza col prezzo, l’invito estivo e la promessa del gnocco cucinato di persona, lo mangeremo qui sull’aia e staremo in grazia di Dio.

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