Lotta all’evasione

Questo mese un po’ di analisi dell’economia del campo dal professor Solgenitsin. Cose di stretta attualità.

La 104 si riunì in coda alla colonna, dove, del resto, si era trovata anche prima. E Suchov vide che erano, tutti quanti, a mani vuote. Che stupidi. Avevano lavorato tanto da non pensare nemmeno a raccogliere un po’ di schegge di legno. Soltanto due ne avevano in mano un piccolo fascio.

Quello era un gioco che si ripeteva tutti i giorni: a lavoro finito, i detenuti raccoglievano schegge di legno, rottami di assicelle, bastoncini. Adoperavano un pezzo di vecchio spago o di fettuccia sfilacciata per fare una fascina che poi portavano via. Il primo pericolo era il capocantiere o qualcuno dei capimastri in agguato presso lo spiazzo di raccolta. In tal caso bisognava gettare a terra tutto (avevano buttato al vento dei milioni e pensavano di ricuperarli risparmiando le schegge). Ma i detenuti avevano fatto i loro calcoli: se ciascuno portava un po’ di schegge di legno, nella baracca faceva più caldo. Ai detenuti di servizio davano cinque chili di polvere di carbone a testa, ma era inutile sperare che producesse calore. Perciò, le assicelle e le schegge se le nascondevano anche sotto la casacca da lavoro, dopo averle tagliate con una sega in pezzi più piccoli, riuscendo così a eludere la vigilanza del capocantiere.

Invece, le guardie di scorta non facevano mai abbandonare la legna raccolta nel cantiere, perché loro stessi ne avevano bisogno, ma non potevano portarsela da sé. In primo luogo non glielo permetteva la divisa, in secondo tenevano in mano il mitra per spararci addosso. Esse, appena avevano portato la colonna vicino al campo, comandavano:

– Dalla tale alla tale fila, tutti debbono buttare la legna qui -. Però, non oltrepassavano mai un certo limite, perché dovevano pur lasciare qualcosa alle guardie del campo e anche ai detenuti stessi, se no questi avrebbero rinunciato del tutto a procurarsela.

Così i detenuti dovevano portare tutti la legna, e ogni giorno. Uno non sapeva mai se sarebbe riuscito a portare la legna fino al campo, o se gliela avrebbero tolta.

Una giornata di Ivan Denisovic, p. 108

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