A Valdobbiadene chiesi dov’è Guia. Dritto fino al campanile, poi a destra. A Guia non ricordai la stradina per Canello. Gregorio mi dà appuntamento al campanile. Xe alto, te lo vedi sicuro, vegno su una fiesta azurra. Poca gente in chiesa, ma le vie del Signore sono tuttora meglio di Google Maps.
Era una notte di luna islamica. Provai la metà delle pene d’inferno, Feltre d’inverno, allo stabilimento Pedavena. Molte generazioni di gente, molto rumore, la cameriera deve urlare per sconfortarsi del compenso, sette euri l’ora. Chiedo a Gregorio il compenso della manodopera agricola. Sette euri l’ora. Tre i laora, tre cussì cussì, e quatro no i fa un c.
Gregorio eremita del prosecco. Sua figlia che non ha retto tanta lontananza dai commerci. Rimpianto per un pastore tedesco che andava a lavorare con lui, pestava il fieno sul carretto. Sua moglie dice lo stato in cui torna la sera, le pendenze sono tali che fanno male anche le unghie dei piedi.
Amore per il prosecco, per esso si disdegna un bianco di Borgogna. Teoria che il miglior terreno sia argilloso. Uva che ama l’ombra, le foglie. Grappolo che deve essere mezzo dorato e mezzo indietro. Pianta da poco concimare. Scetticismo su chi dice di non concimare.
Rossi in Veneto scarseggiano, s’innesta prosecco su piante di cabernet, e anche se solo un dieci per cento attecchisce, si dichiara prosecco, in modo da avere i bollini. La vigna in malora, commercio in bollini. Per anagogia vedi il futuro della manifattura italiana.
La mattina saliamo con la skoda la collina di fronte per avere vista. C’è foschia, ma soprattutto c’è bosco. Dove Gregorio ricordava prati, uno schermo di carpini e frassini. Quei nomi di dolore e di vittoria – il Montello, Pieve di Soligo, il Piave, il Grappa, Vittorio Veneto – non si concretano, nascosti.
Verifichiamo sui sentieri la fine della manutenzione, le vigne troppo ripide abbandonate. Mejo andare a caccia, zugare a carte e vardar la television, che far fadiga. Quando no se g’ha incativìo a ndar drio al màrchetin, a magnarse tuto par la cantina granda. Come queo che impresionava i pulman col metodo clasico, qualcun ga robà dò pupitre, ga stapà e gera aqua. Aqua bona, dae qua.