Commentava un pasticcere di Alba osterie opportuniste a La Morra e Beverly Hills in Barolo centro. Gente on the move by plane, gente del vino mondo, manderanno a spasso chi vendere non sa ventimila bottiglie.
Prendiamo G*, non eminente rappresentante del vino qui nei dintorni di Alba. G* abita l’epoca per la donna: quando essa ascolta che G* non fa vacanza da quindici anni e il suo lungo orario giornaliero, fa ciao con la manina e celibe lo tronca. Neanche un corso di tango basterebbe, finché non fosse pubblico impiegato. A far magone non è la roba senza discendenza, ma il senso a sera della fatica.
Prendiamo F* della Provincia Granda, che ti elenca le colture che non vale la pena, viti cereali frutta, sempre prezzi sotto i costi. F* s’illumina per l’ulivo. Non dà molto da fare – potare, atomizzare qualcosa per la mosca, raccogliere e portare a Vialfrè – e hai un prodotto cercato anche a 30 euri, dice lui a me scettico. Questa gran domanda di olio piemontese mi sfuggiva. F* s’infervora, le analisi di acidità e polifenoli dicono l’olio piemontese immancabilmente il migliore.
Prendiamo C* del nizzardo, che ti racconta del colpo al cuore. Lo hanno tenuto di qua con delle molle nelle arterie, ma gli hanno messo in discussione lo stile di vita. Mi date voi la pensione? Mi date voi lo stipendio? E’ la vigna che mi stipendia e quest’anno ho già fatto troppo a letto. Allora il camice bianco mi dice se la mette così, però mi raccomando, lavori un paio d’ore e poi vada a farsi una nuotatina.