Frizzante rifermentato in bottiglia

donati Come può capitare ai convinti, Camillo Donati non è un campione di simpatia. Sarà stata la nostra ignoranza a maldisporlo o la sua rassomiglianza con l’attuale presidente del consiglio a maldisporre me, l’incontro è cominciato disassato, come un vino frizzante aperto troppo presto. La cosa è migliorata via via, perché insomma ci sono aspetti di Camillo Donati che si fanno apprezzare.

Per esempio non ha un sito internet. Né distributori. La comunicazione avviene perciò di persona e nel successivo passaparola. Noi arriviamo lì su suggerimento di Francesco Brezza, agricolo del nascondimento biodinamico.

Camillo Donati fa vini frizzanti rifermentati in bottiglia. Come mai? chiediamo ingenui. Si spazientisce. Uomini, avete capito dove siete? Nella patria di salumi e parmigiano. Ci va qualcosa che sgrassa per bene. Qui l’espressione del territorio è il vino frizzante, sono secoli che lo facciamo così.

Oggi lo fanno col metodo Charmat, in autoclave. E allora lo porti prima ad alte temperature, poi sotto zero, poi aggiungi lieviti e fermenti, poi lo filtri così e lo filtri cosà, finché non viene fuori proprio come vuoi te. Controlli tutto.

Io invece non controllo niente. Non tolgo e non aggiungo, uso solo i lieviti delle bucce. Persino Loris Follador, col suo sur lie, uno dei pochi prosecchi bevibili, filtra prima di andare in bottiglia. Io sono più estremo ancora, niente filtratura, niente di niente. Così ogni anno è un vino diverso. Sono vini adatti a un certo invecchiamento, contrariamente a quanto si crede. Due mesi dopo l’imbottigliamento sono ancora nervosi, scorbutici, scomposti. Meglio dopo un anno, o dopo due.

Camillo Donati è un frequentatore di Vini Veri. Tra Angiolino Maule e Gravner si sente più vicino al primo. Il secondo fa delle macerazioni molto lunghe con dei risultati sorprendenti sull’ossidazione, ma lui come Maule cerca la mineralità. Quindi macerazioni in rosso dei bianchi, ma non superiori ai quattro cinque giorni.

Salami d’anatra

brescianoEdoardo Bresciano ha la passione terrena. Gli viene a 12 anni, quando si mette ad allevare conigli nella cantina della casa di Torino. A 17 anni comunica a suo padre che vuole mollare gli studi di agraria e fare il contadino, come il trisnonno. La casa paterna, in affitto da due generazioni, si era liberata, Edoardo si trasferisce a Savigliano.

Alleva conigli per dieci anni. Poi in una settimana muoiono tutti, seimila conigli. Farmaceutica dosata male nel mangime. Da allora il conflitto industria-contadino è uno schema che orienta le scelte e i ragionamenti. Questa storia è raccontata nei dettagli da Lorenzo Cairoli.

Riprende ad allevare, oche prima e poi anatre moulard. Col letame delle anatre fertilizza i cereali e l’erba medica di cui si nutrono, così chiude il ciclo. Controlla cosa entra – niente mais, che ha una storia troppo manipolata, meglio l’orzo, frugale ma sicuro – e cosa esce. Né salariati né avventizi, fa da sé. Per macellare deve andare al Boglietto, vicino a Costigliole, un giorno per portare le anatre e il giorno dopo per prendere la carne, 300 chilometri. Adesso vuole allestire un macello più vicino, a casa sua, e macellare lui. Gli insegnò la sua tata, pugliese ed evangelica, a tagliare la giugulare con gesto secco e indolore. Oggi le leggi esigono un preliminare intontimento con scarica elettrica, come rituale di civile e tecnico rispetto per la sacra vita dell’animale.

Le anatre vanno e vengono tra il riparo e l’aperto. Esce della carne soda e magra che insaccata con pancetta di maiale e spezie fa dei salami gustosissimi. Il petto viene affumicato a parte, si affetta come un salmone ed è una vera gourmandise.

Passioni terrene è il titolo del libro che raggruppa i Sovversivi del Gusto, un’associazione di piccoli produttori con il senso del terroir, l’ambizione di un marchio di garanzia e una filosofia ancora in gestazione, ma basata sul sospetto verso la grande distribuzione. La prima volta che ho incontrato Edoardo Bresciano, abbiamo trovato terreno comune nel giudizio sul supermercato del Partito Democratico.

Mi piace Edoardo Bresciano perché è contadino elegante e persona tagliente. E’ una giornata di nebbia e gli chiedo se ama questo orizzonte. Sì, amo questa pianura, l’agricoltura si fa in pianura. Delle Langhe amo la val Bormida, a Monforte e Barolo trovo solo culi pallidi, gente che sta bene. Mentre io sto ancora finendo di pagare i conigli…