Ogni volta che vado a trovare Giulia di Prever Vini ragiono meco di terroir. Allo stato attuale Villarbasse e Giulia, che da un punto di vista vinicolo coincidono, sono un terroir No DOC. Non trovano accoglienza nella DOC Torino, sono in trattativa per accomodarsi nella DOC Valsusa, giusto quel vino ma gli altri no si ospita nella generica DOC Piemonte, Piemonte Rosso — il grado zero della denominazione di origine.
Gli è che di queste vigne talvolta neanche si sa che uve siano, mettendoti di fronte a un vino senza classificazioni di sostegno, situazione sgradita a un’età del codice come l’attuale. Eppure la cosa va, tra vitigni modesti e vini negletti Giulia ce la fa, e di ciò mi rallegro.
Sostengo particolarmente il suo Nebbie Autunnali, che nella nuova veste grafica con un sacco di bianco mi piace anche di più. E’ uno chatuss, non in purezza, certo, con una materialità che trovo interessante, una carta vetrata in shantung di seta. E’ il vino da invecchiamento dell’azienda, che nella nuova barricaia troverà occasione di espressione, se non lo vende troppo in fretta. Chi lo penserebbe in Val Sangone!
Una settimana prima avevo provocato un dibattito a distanza tra due vignaioli monferrini sull’eleganza vinicola. Per Gianni Doglia di un vino cogli l’eleganza quando percepisci un che di sfuggente che ti colpisce, quando allude a una mancanza. Per Claudio Solìto tutto il contrario, il vino elegante ha tutte le cose al loro giusto posto, è presenza totale. I vini di Giulia sono vini Solìto, immanenti e materialisti da terroir elusivo.
Da Villarbasse mi spinsi dopo anni fino a Chiomonte la Cupa, per un avanà davvero Mitico, quello 2015 di Pierino di Casa Ronsil, un rosso scarico ma intenso che dà la polvere anche al Grignolino di Francesco Brezza, il quale ahimè è finito, ironia del destino, dritto sugli scaffali di Eataly.