Venezia

Clara anche lei col porto d’armi, come tutti in famiglia, ma sa che non sparerà. Metterà gli allarmi, le telecamere, i catenacci, ma una notte di luna scura, tra le due e le quattro, arriveranno di nuovo e speriamo che sia solo per rubare il pesce.

Come avevo già sentito in Piemonte, anche nel nord-est la malavita non trascura più la campagna. Agricoltura fa rima con paura. Mi mostra la carta dell’Europa. Vedi, per loro è come andare da Udine a Milano, tre ore e sono a casa, passano per la Slovenia, da noi la frontiera non è più.

L’altra faccia della paura è la quantità di gente col potere di multarti. Con i Consorzi di Tutela sono otto le autorità che possono castigarti in modo esorbitante, e non per la frode, ma per il vizio di forma, il dettaglio inessenziale. Se anche non vengono in azienda, generano un’insopportabile quantità di costi e lavoro. Corvé incomprensibili, stipendi di funzionari zaristi, PIL immaginario. Basta col vino di carta. Si soffoca.

Quando è ora di adottare una nuova normativa a torturarci, la Regione è sempre unita in prima linea. E pensare che è l’unica regione a tenere insieme tre popoli diversi. Vedi come si chiama? Friuli Venezia Giulia. A nord di Udine il Friuli, centro Cividale. Attorno a Cervignano, qui da noi, Venezia. Dopo Monfalcone, i Giuliani. Lascio Clara che dice dài Marco, bisogna resistere.

Amo l’Annia al mattino presto, la nebbia bassa sulla piana, le canne e là una casa con le bifore. Amo l’azienda con le tante donne — Clara, la mamma e una cantiniera di nome Cosetta, la cui forza fisica mi intenerisce. Amo questi vini di mare, semplici e gustosi.

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