E’ stata un’idea di Giovanni Ruffa: Ci troviamo al Caffè Roma di Costigliole. Ti presento Gino, che è l’oste ma soprattutto grande conoscitore del territorio.
Alla domanda: quale produttore di Costigliole non posso mancare di conoscere, Gino non ha esitazioni: Cascina Roera. Fanno una gran barbera, come è giusto da queste parti, ma anche uno chardonnay pastoso e affinato con discrezione in legno, imbottigliato senza solfito e con tappo a corona.
Nel 1990, in occasione del funerale di Guido il cuoco, Veronelli viene a Costigliole, entra qui da me e mi dice: Adesso vado a sedermi fuori nel dehors e aspetto che mi porti un vino che mi sorprenda. Gli porto uno chardonnay di Sciorio. Dopo un po’ lascia il dehors e viene dentro ad abbracciarmi: Gino hai vinto la sfida, questo chardonnay quasi mi commuove e conforta la mia nostalgia. Se capitasse oggi, forse gli porterei lo chardonnay di Cascina Roera.
Cascina Roera vuol dire due soci – Piero Nebiolo e Claudio Rosso (in foto vicino a un torchio di moscato passito). Nomen omen. Biologici con rigore e senza certificazione, stanno nel solco di una tradizione locale, del professor Bertelli e Sciorio. Ci vorrebbe – è Claudio che parla – la doc comunale Chardonnay di Costigliole. Lo concepiamo come un vino rosso, macerato sulle bucce. Per questo è così ricco, e invecchiando diventa una cosa come… come lo chablis.