Mm, tempo ideale per andarlo a trovare a Rocca Grimalda, dopo Ovada. Una giornata di fine inverno con pioggia mista a neve che esalta gli aspetti squallidi o sublimi di questo paesaggio chiuso e scosceso.
Pino Ratto fa il dolcetto alla maniera antica, con impliciti ossequi alla legge il centro innova, la periferia conserva. Non dolcetto si chiama, ma vino da tavola, per non dovere sottostare alle burocrazie delle doc. Due cru, Le Olive e Gli Scarsi, il primo più femminile, l’altro più arrogante. Cru è secondo lui parola napoleonica, abbreviazione di cruciale sulle mappe militari.
Gli Scarsi sono vigne che hanno l’età di Pino, settantaquattro, Le Olive trentanove. E’ stato uno dei primi barrichisti d’Italia, negli anni ’60. Credo che quelle che ho visto siano ancora quelle là. Gli Scarsi è stato tre anni in codeste barricche e poi quasi un anno in bottiglia. E’ un dolcetto che può invecchiare molto bene, 30 o 40 anni secondo Ratto.
E’ solo su alle Olive. Due volte sposato, due volte separato. Tre figli, l’ultimo ancora piccolo. E come si sta soli? Mah, bene. Non riesco a litigare con nessuno.
Ex farmacista a Genova, viene qui negli anni ’70 con la prima moglie. Nel ’77 c’è un’alluvione. In un giorno viene giù la pioggia di un anno, scivola via tutto. Ci vuole un mese di ruspe a riaprire la strada. La Regione delibera 250 milioni di aiuti, ma per la firma dovrebbe anticiparne 50 a un politico socialista. Niente anticipo, niente aiuti. Siccome è testardo, e non li ha, li aspetta ancora oggi.
La mancanza di denaro attraversa tutta la sua vita. Molti discorsi di oggi sono contro il denaro, virus anglosassone che contagia l’universo. Quando incontra qualcuno che parla inglese, mette le mani in tasca e parla ovadese. Perché lui è alto monferrino, già diverso dal basso monferrino — l’unico Cristo mancino è del Bissoni in una chiesa di Ovada. Figuriamoci dagli altri italiani. Per non dire degli inglesi. Fu amico di Veronelli e di Mario Soldati, che ne parla nel terzo viaggio. Come spiegazione del male, tra la stupidità e la malafede sceglie la malafede.
Altri discorsi contro: le cantine sociali. Hanno tirato giù il prezzo e la qualità. Nel ’37 la paga oraria di un operaio edile era di 2 lire, un manovale prendeva 80 centesimi e un litro di vino sfuso costava 3 lire e mezzo. Oggi a Rocca Grimalda sono tutti boschi, sono rimasti 30 ettari di terra vitati a dolcetto di Ovada, ma nei supermercati trovi bottiglie a 2,50 per 3000 ettari. Nonostante i Consorzi di Tutela.
Non le rese per ettaro dovrebbe essere il criterio per le doc, ma la resa per pianta, un chilo e due. I suoi nuovi impianti sono alla francese, piante fitte che entrano in concorrenza e producono poco.
Ex ala destra — ma il suo vero ruolo era terzino — ed ex clarinettista, non so bene che conclusione tragga, ma ama ricordare che Leonardo venne chiamato a Milano non come pittore o inventore, ma proprio come clarinettista.
Ci sono 4 cose per cui vale la pena vivere: un quadro, che ti prende e ti trattiene; una donna non bella ma affascinante, che ti piace ascoltare; una musica, che se non stai attento ti inumidisce l’occhio. E una bottiglia di vino buono per la conversazione.
Non si è mai ubriacato in vita sua.
Pranzo mediocre da Pietro a Ovada. Usciti, due amici suoi dicono che ci siamo persi la trippa da Angelo. Sospiriamo entrambi.