Marano Lagunare

maranoClara si sporge e mi punta gli occhi addosso.

Perché noi friulani siamo seri, capito? Anche qui da noi c’è il pastroccione, ma nessuno in paese che lo saluta e io non lo nomino neppure. In cantina facciamo il vino in un modo solo, perciò se ti do dello sfuso è lo stesso che imbottiglio.

Più tardi Michele Mazza delle tenute Tomasella a Mansuè mi dice che sì i friulani sono seri, come quelle ragazze di Firenze che lo fanno senza ridere. Ad ogni modo il Friuli incomincia dopo il Tagliamento, prima sono ancora veneti.

Dunque Clara vive veneta ma ragiona friulana. Il paesetto a toponomastica veneziana doveva essere un tempo attraversato dai canali, e la laguna s’inoltra fin dentro l’azienda. Le lingue di terra con i filari di vigne si alternano con bracci di mare che venivano usati tradizionalmente come riserva di pesce. Qua l’uva e lì i branzini, le sogliole, le anguille. I Bortolusso si regolano con un calendario delle maree per alzare e abbassare la chiavica, una paratia in ferro che collega le vasche e la laguna.

E’ una terra argillosa, che tiene a distanza il sale. Ne chiedo una vangata per la mia collezione di terroir, che meraviglia! è piena di conchigliette.

Clara scruta certi segni del mare per capire l’ambiente. E’ il primo anno che peschiamo non solo mazzancolle ma gamberi grossi così. Di solito svernano qua e poi emigrano al sud. Che stia davvero succedendo qualcosa al clima? Avrà ragione il ministro Pecoraro Scanio e qua tra vent’anni fino a Comacchio sarà un’unica palude salata? Clara tira indietro gli angoli della bocca e piega la testa per guardarmi da sotto, come chi abbia una sua personale opinione.

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