Quest’oggi solo pezzi di pensieri, che a metterli insieme non fanno neanche una minestra.
Tengo sottocchio il bilancio preventivo 2008 del Comune, che lo ricordo è la più grande azienda del comune. Vedo che le entrate crescono anche quest’anno, di circa l’8 percento, quelle extratributarie addirittura del 15 percento. So come lo chiamano i giornali, io lo chiamo nuovo feudalesimo, con tutti i suoi vassalli, valvassori e valvassini.
In campagna sono usciti i bandi che danno soldi pubblici regionali per investimenti in attrezzature e immobili. Normalmente arrivano 10.000 domande, quest’anno 2.000. Nel frattempo l’indice di indebitamento delle aziende agricole è passato da 100 a 106. Queste notizie mi arrivano da Giorgio Ferrero, che lavora in Coldiretti. Da Giorgio compro un vino novello da uve biologiche di freisa.
Seguendo altre situazioni, vedo l’azienda agricola contrarsi a quello che può fare la famiglia o il titolare, si dismettono terreni che si affittavano perché non c’è spazio per assumere nè per fare profitto. Vogliamo drammatizzare un po’? La chiameremo nuova servitù della gleba.
Intanto i difensori dei poveri hanno rimpinguato le casse con il Salone del Gusto. I presìdi li mettiamo all’Oval, se vendono meno pazienza, non è che gli possiamo regalare metri quadri da 400 euri l’uno. Non importa se ci sono meno visitatori, c’è l’ufficio stampa, parola d’ordine grande successo, l’era dell’ottimismo, la paresi del sorriso.
Del resto, cari visitatori: venti euri per andare al mercato…
Sono stato dietro all’uvalino, un’uva resistente al maltempo, di maturazione tardiva, che raccolta ai santi veniva usata per aiutare la fermentazione alcolica del secondo torchiato. Vive attorno a Costigliole, dove qualcuno cerca di valorizzarlo. Cascina Castlet ne fa una versione importante, Claudio Rosso ne mantiene due filari per una versione semplice che ha qualche affezionato cliente.
Semplice ma curato, come tutti i vini di Claudio. Forse diventerà anche lui un presidio Slow Food, ma ho declinato, optando per il cinismo di quelli che se alcune cose si estinguono c’è la sua ragione.
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Ognuno pranza solo
alla mensa popolare
una zuppa di verdura
ed è subito pera.
(Gino Patroni)