Quando arrivai alla cantina sociale di Castagnole erano le 12:01. C-c, aspirò uno che usciva, e muoveva il dito. Si riapre alle 14.
Pranzai con Valerio Quarello al bar di un distributore vicino ad Asti e gli chiesi qualche dritta sul Ruché. Quello della cantina sociale è un pò ruffiano – mi disse -, per certo eccesso di profumo lo definirei un ruché femminile. Invece adesso ti porto ad assaggiare un ruché maschile, non senza rosa al naso ma più austero e discreto, con un colore più scuro.
Questo ruché maschile di Cascina Tavijn ha un cuore matriarcale. Se Ottavio Tavijn Verrua è quello coi colpi di genio, Maria Teresa sua moglie è quella ferma nelle opinioni, e Nadia la figlia ventinovenne è la forza.
Nadia, cinque anni fa, quando era altrove e non aveva niente che le stesse a cuore, il vino la chiamò, a Scurzolengo. Era il 2001, una vendemmia che non finiva mai, annata abbondante e vino buono – binomio straordinario. Era anche il primo anno che si imbottigliava: 5000 bottiglie. Fu l’anno che Ottavio fece un infarto, da allora sta bene solo all’aria aperta. Fu il migliore ruché che Nadia ricordi.
Anche noi siamo seguaci di Bera, anche per noi il vino deve essere meno lavorato possibile, corriamo magari il rischio che sia più grezzo per tenerlo autentico. Non filtriamo, non stabilizziamo, dove possiamo lavoriamo con lieviti non selezionati.
Il ruché di questo astigiano sabbioso rispetto al barbera è più alcolico e meno corposo, il residuo secco è più basso e l’alcol sui 14, per cui risulta più beverino, quasi non ti accorgi della sua struttura.