Val Sangone

scruton_161  Sono andato in Val Sangone nei giorni in cui leggevo questo libro. Nel libro ci sono frasi come: I bevitori pagani dei nostri giorni vanno in cerca dell’uniforme, dell’affidabile, del facile da ricordare, e che importa da dove arriva il vino, finché ha buon sapore? E’ di qui che viene la tendenza a classificare i vini in termini di azienda produttrice e vitigno, ignorando completamente il suolo o infilandolo in una categoria geologica come gesso, argilla, arenaria o ghiaia. Sono andato in Val Sangone come si va in Borgogna. Sono andato a trovare Giulia Chiarle, che fa il vino a Villarbasse con il nome del nonno, Prever.

Il suolo è una terra rossa mista a ciottoli, messo a nudo dal ritiro del ghiacciaio. D’estate è torrido. San Quirico è il nome di un rosso Prever e di una chiesetta con campanile medievale sulla tangenziale. San Quirico è patrono dei contadini festeggiato il 16 giugno.

Ci sono documenti scritti che vanno molto indietro a testimoniare la presenza della vite in queste zone, ma chi compra oggi un vino della Val Sangone o eventualmente cosa vi trova lo sconsiderato?

Non il vitigno. Non c’è stato ampelografo o ricercatore universitario in grado di determinare di che varietà sia fatto il bianco di Prever, piantate negli anni cinquanta. E’ incredibile la diversità dei giudizi quando manca questo riferimento. Vi aggiungerò il mio: un catarratto in esilio.

giulia_03 Bisogna prenderla alla larga e passare attraverso Giulia, che prende un’aspettativa dopo l’altra dal suo studio di commercialista per montare sul trattore e districarsi tra cordoli e marciapiedi residenziali per raggiungere le sue vigne. Il terroir è infatti questo, vigne incastrate tra villette e vigne più lontane, accessibili da sterrati, ai confini del bosco.

Dodici vigne in comodato d’uso, la soluzione giuridica perché la terra non vada a ramengo quando il prezzo d’affezione (o la prospettiva edificabile) va molto oltre quello di mercato. Dodici vendemmie con manodopera voucherizzata trovata con annuncio sulla bacheca della scuola, cerco mamme per vendemmia. Adesione entusiasta. Dodici vini, ridotti poi a quattro o cinque con assemblaggi.

Bisogna immaginare Giulia che potando trova la pace, che guarda le uve sane e poche di vigne vecchie, che si muove nell’angustia da gnomi della vecchia cantina da cui senti il fiume, che traccia la nuova cantina più comoda da cui sentirà forse la strada.

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