Vermentino

kihlgren_03 Per ricordarmi cos’è il mare, ho passato due giorni nella Liguria di Levante. Cercavo il vermentino, quel vino di straordinaria fragranza e verdeggiante fragilità, così familiare a Mario Soldati.

L’ho trovato a Santa Caterina, un poggio di 70 metri d’altezza alla periferia di Sarzana, un posto che quindici anni fa era campagna e oggi l’ospedale e l’ipercoop lo assediano. Senti il rumore della città lì dietro, eppure se ti guardi intorno vedi solo idillio, sole che tramonta e case come una volta. Sul poggio stanno le vigne e la cantina di Andrea Kihlgren.

L’avevo già incontrato ad Asti, tra gli irregolari del vino. Andrea è una persona di animo gentile e riflessivo. Il vermentino viene bene se sente l’aria di mare, per questo la zona buona è la Val di Magra, ma già a Bolano non è più lui, e infatti stanno pensando di valorizzare l’albarola. La doc Colli di Luni arriva fino a Beverino, ma la Val di Vara è ombrosa, poco adatta al vino. La favorita piemontese è un vermentino, ma si esprime in modo diverso. Del resto anche il vermentino sardo è differente, più potente dove il nostro è gentile: anzi per me questa è la cifra di questo territorio, la delicatezza. Anche nei rossi, dove assemblo merlot canaiolo e ciliegiolo, cerco questa delicatezza. Sto pensando di piantare della grenache per vedere se mi avvicino di più.

Kihlgren produce due vermentini in purezza: uno vinificato in bianco, che sa di pesca e biancospino, e uno che macera diversi giorni sulle bucce, dove si fanno sentire di più la salvia e le erbe di poggio che inerbiscono i terrazzamenti. Il secondo è più longevo, ma Andrea lo assembla ancora col primo per ingentilirlo.

Kihlgren non si definisce biodinamico, ma in cammino verso una comprensione delle cose a cui la biodinamica accenna. Cose che sembrano più grandi di noi, il cielo la terra e i vortici che mettono in comunicazione l’una e l’altro, preparati che si sotterrano e si dissotterrano e in dosi omeopatiche si spargono sul suolo e si vaporizzano nell’aria. Cose che Steiner e Goethe non sai da quale tradizione continentale riprendano ma che i risultati si vedono. E’ da Kihlgren che sento per la prima volta il nome di Podolinsky.

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