Calamandrana Rosso

monitoPresto da Giovanni per le ultime gocce del suo Barbera d’Asti 2007, un vino pre-consorzio che meritava lo scaffale per potenza ed eleganza. Assecondo la sua malinconia e parliamo di molte morti, fino a quella di Romano Levi – ieri è passato di là e a distillare c’era un giapponese.

Quando era già malato, una mattina che ero lì mi fa chiamare, cosa rara. Andiamo nel giardino e mi chiede se può scavare una fossa grande senza rovinare gli alberi. Ma per fare cosa? Ah voglio seppellire lì le mie cose, quel divano ci ho tanti ricordi sopra, non voglio che finisca al macero quando me ne vado. Un mese dopo sono a Neive e alzo la testa verso la casa, vedo un gran cumulo di terra, ecco penso, Romano ha fatto il suo scavo.

Ho appuntamento con Claudio Solito alla Viranda, sulla strada che da San Marzano va a Calamandrana. Giovanni mi fa la mappa dettagliata. Quando hai il cimitero a sinistra, giri a destra. Un cimitero che non troverò e mi chiederò se non appartenesse a un’altra mappa, della testa di Giova.

Fu Gianni Doglia a dirmi conosci Claudio Solito, l’accento sulla i. Cose buone e prezzo onesto.

Quello che ho trovato in sintesi. Le vigne organizzate a piccoli cru. Gamma di vitigni, barbera dolcetto freisa nebbiolo cortese, ma anche e soprattutto pinot nero, cabernet sauvignon, chardonnay e sauvignon. Orchestra di vini sfusi e imbottigliati, giovani e invecchiati in barrique, bollicine e chinati e passiti. Tutto in piccole partite.

Perché gli internazionali? Li ho piantati negli anni ’80, avere solo barbera era come impiccarsi al Monito (in foto). Il pinot nero poi mi ha innamorato, uva difficile, vino anarchico, lenta evoluzione dei tannini, risultati imprevisti.

Pinot nero e cabernet sauvignon da lunga macerazione e anni di barrique e poi di bottiglia, borgogna e bordolese sovraesposti sulla potenza, ma buoni buoni.

Rese basse, poca solforosa, niente lieviti aggiunti. Ma non mi mescolo neanche coi vini naturali. Non m’interessa certificarmi biologico, pagare per fare 18 trattamenti di rame in un anno e andare su e giù per i filari col trattore, ma non potere usare il fosfito di potassio, che è accettato dai biodinamici. Di questi ultimi invece a certe cose non ci arrivo, il cornunghia, mm.

Odio i consorzi mangiastipendi. Vorrei la doc comunale, il Calamandrana rosso.

La maturità dell’uva è un aspetto importante per i miei vini. Raccolgo due o tre settimane dopo che i tecnici coi loro strumenti hanno detto che è ora di vendemmiare. Esperienza.

Cosa c’è qua sotto? Marne di Sant’Agata, sostrato calcareo, un tufo di colore carta da zucchero. A differenza di quello di Casale, questo si sfalda se esposto al sole.

Ecco.

Dell’agriturismo riporterò solo il racconto di un commensale. Qualche anno fa mi capitava di lavorare fino a tardi in queste zone e spesso mi fermavo qui per la notte. La sorella di Claudio, Lorella, è cuoca già in pista alle 6 di mattina. E una di quelle mattine la vedo che prepara una quantità di rolatine. Adoro le rolatine e pregusto già la cena. Ma la sera scopro che non ci sono rolatine, solo ravioli. Non so se mi segui, Lorella cucina le rolatine per fare il ripieno dei ravioli!

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