Giorgo Ferrero è pronipote di viticultori. E’ con lui che l’azienda passa dalle damigiane alle bottiglie con il marchio Ca’ del Prete. Il vino della sua infanzia era il freisa vinificato dolce e vivace. Anche alle damigiane di barbera veniva aggiunto qualche litro di freisa, per averlo frizzante due mesi dopo l’imbottigliamento.
Ferrero è un viticultore biologico. Produce anche del Freisa Superiore, fermo e complesso, ma la sua preferenza va comunque al vino che mussa, vivo, con profumi vinosi, non il mortorio del legno.
Il vino a cui è più affezionato è la Malvasia di Castelnuovo don Bosco. Mi spiega che di malvasie ce ne sono tre nella sua zona: quella di Casorzo, la Malvasia Lunga, molto produttiva e dai grappoli grandi, e quella di Schierano, che è il vitigno antico, quello che sa di rosa. La Malvasia di Ferrero proviene da una vigna di 50 anni di Malvasia di Schierano, con rese di 50 quintali per ettaro. E’ un vino che costa meno del Brachetto d’Acqui ma che non lo teme sul piano aromatico. Da bere freddo.
Faccio qualche trattamento di verde rame e due di zolfo, stop. Marciume, la mia malvasia non ne conosce, perché se il grappolo è spargolo il marciume non si ferma. Faccio così perché sono fissato col biologico? No, perché mi costa meno mantenere la vigna.