Ma come può durare?
Quando T. nel Roero fece la cantina a norma, si accorse che lavorarci era impossibile. La adattò per l’uso e non fu mai più a norma. Idem per il trattore: quando lo compri nuovo, la prima cosa che fai è togliere tutto lo scatolame di sicurezza, altrimenti neanche arrivi al cardano. O sei in regola sdraiato sotto il fico, o fatichi irregolare.
A Barosi capitò un controllo della Repressione Frodi lo stesso pomeriggio in cui lo controllavano due carabinieri. S’incontrarono sulla soglia, quelli che entravano e questi che uscivano. Scusate, ma se dedicate tutta questa energia a me che faccio ventimila bottiglie, quante volte andate da chi ne fa un milione? Risposero che dal milione non andavano, perché aveva qualcuno a busta paga per occuparsi delle norme.
Quest’anno gli hanno contestato l’etichetta del Langhe Nebbiolo doc. Doveva essere Langhe doc Nebbiolo. Fa da quattro a quindicimila euri, grazie. Se uno poi volesse chiamarsi fuori dalle doc infami, non potrebbe scrivere imbottigliato all’origine, perché origine è riservato alla o di doc. Nè potrebbe scrivere dall’azienda agricola pinco, ma solo pinco, non chiedermi perché, tutto per la tutela del consumatore. Riflettiamo sulla perversa piegatura del linguaggio, sul significato sradicato ma autorizzato d’ufficio.
Li conoscerai dai loro frutti.
I controlli erano conseguenti a controlli sugli enti certificatori, perciò mirati ai pochi produttori biologici. Ecco che toccò anche a Reichmuth, colpevole di avere scritto l’anno di vendemmia su un vino senza doc. Fa da quattro a quindicimila euri, grazie. Reichmuth con le lacrime agli occhi, di rabbia denke ich. Nessuno potrà capire, quando lo racconterò in Svizzera.
Conosciuto Reichmuth un anno fa, un vero spirito libero. Si definì omeodinamico, biodinamico omeopatico. Da anni coltiva naturale spinto, rifiutando anche il rame. Con risultati: tornano le formiche a mangiare i pidocchi, ad aerare il terreno. La flavescenza c’è sempre stata, ma si portava via tre piante l’anno, non diecimila. Il vero segreto è non far nulla, come sapevano in Borgogna fino agli anni ottanta, inizio della modernità.
Chiesi da quanti anni era qua a Dogliani. Disdöt. Si rivolse alla moglie in tedesco, poi di nuovo a me. Tra nuiauti parluma nen piemunteis.
Marcelin ‘d San Luis, così lo chiamano a Dogliani.
Ancora convinto, chiesi. Sì, ma il paese fa schifo, troppa burocrazia, troppe leggi, tutta la tecnologia diventata strumento di controllo.
I suoi vini hanno il problema di non essere tipici per doc e fascette. Dolcetti invecchiati, anche del ’99, cinque anni in botti da 50 quintali e anni poi in bottiglia, diventano dei cru di borgogna per complessità. Merito dei tannini, veri responsabili del vin de garde. Sì lo so, dissi, costano 500 euri al chilo. Sorrise…
Confronta il livello psichico dello zelante impiegato della Repressione Frodi e quello di Marcelin ‘d San Luis, poi dimmi che effetto ti fa dover andare a cercare l’anno nel numero di lotto sull’etichetta della sua bottiglia. Ti fa vomitare? Di rabbia denke ich.